giovedì 7 aprile 2016

quando non solo la sostanza, ma anche la forma è importante



Riguardo alla longevità, si potrebbe riprendere una celebre frase di Woody Allen "ho smesso di fumare, vivrò una settimana in più e in quella settimana pioverà a dirotto".
Lo scopo della Medicina Preventiva, forse insospettabilmente per taluni, non è esclusivamente allungare la vita: a questo, già i progressi della medicina moderna, in termini di test diagnostici di screening per alcune (poche, ahimè) patologie, e la disponibilità di farmaci (attivi in particolare sulla funzione cardiovascolare e quella polmonare) hanno reso possibile un allungamento del tempo di sopravvivenza, fino a quarant'anni fà assolutamente impensabile.
L'obiettivo invece, più fine, sottile e perciò anche auspicabile per ognuno di noi, della Medicina antiAging, è MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA, e arrivare si, al tempo della vecchiaia, ma in condizioni che ci permettano una vita dignitosa e felice: in termini di prestazioni fisiche, sociali-affettive e cognitivo comportamentali (Rowe J. W. Kahn RL. successful Aging Gerentologist.37(4):433-40,1997).

Poco servono a tal riguardo, i consigli più semplicistici e a volte banali, come il pensare positivo, il dedicare il giusto tempo a se stessi, l'esprimere le proprie emozioni; oppure il mangiare "in modo sano", il fare attività sportiva. Poco servivano in realtà, fino a poco tempo fà, perchè venivano detti in un contesto sbagliato o approssimativo, una demotivazione, o un pour parler, risultando alla fine troppo semplici per essere anche efficaci.

In realtà gli studi scientifici recenti, continui e aggiornati, ci permettono di dare una chiave di lettura, di interpretazione e quindi di possibile intervento, su quelli che rappresentano i meccanismi propri alla base del "cattivo invecchiamento, o invecchiamento non di successo".
Quello per esempio che porta a vivere fino a 90 anni, accompagnati però sin dall'età di sessanta anni, da una condizione di osteoporosi che invalida l'efficienza strutturale o funzionale motoria del soggetto (e quindi le sue relazioni sociali); oppure quello che nello stesso tempo cronologico, si associa alla comparsa di una qualche forma di deterioramento cognitivo (condizionante anch'essa non solo le relazioni sociali ma anche, inevitabilmente il tono dell'umore); o ancora quello che dai cinquant'anni in poi si associa a situazioni quali sintomatologie dolorose, inefficienze motorie o mentali, o dipendenza da farmaci necessari al controllo di uno stato di sovrappeso o di obesità, magari legato "semplicemente" a una alterazione ormonale presente precocemente ma non vista e quindi non corretta per tempo. E così via.

Voglio riportarvi un esempio di cosa, concretamente, rappresenta uno stimolo di lavoro e di fatica continua, nella Medicina Preventiva.
Di recente, ricercatori pazienti della SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati*) di Trieste, partendo dal potere distruttivo di alcune molecole, chiamate prioni, protagonisti del danno cerebrale nel morbo della mucca pazza, e nella corrispondente variante umana (la malattia di Creutzfeldt-Jakob), stanno lavorando alla loro ricreazione in laboratorio, per poterne meglio studiare gli effetti. In particolare, queste "molecole" risultano responsabili, della distruzione del tessuto cerebrale con creazione di veri e propri buchi, e conseguente perdita delle capacità cognitive e motorie, fino alla morte.
L'aspetto strabiliante è che questo tipo di molecole in realtà, rappresentano l'evoluzione morfologica di altre, normalmente presenti nelle cellule dell'organismo (le proteine prioniche), in particolare in quelle cerebrali.
Ciò vale a dire che da innocue, diventano aggressive e capaci di distruggere il tessuto che le accoglie, di replicarsi e di diffondersi. Alla stregua della trasformazione del Dr. Jekyll nel suo alter ego malvagio (mister Hide).
E il meccanismo tanto "semplice " e forte con cui questo avviene, è il cambiamento di FORMA!

Nel nostro organismo questo meccanismo per cui, se alcune proteine cambiano forma, diventano pericolose o dannose per la salute, è appannaggio anche di talune, responsabili di determinate malattie neurodegenerative: è il caso della proteina alfa-sinucleina nel Parkinson, della beta-amiloide e tau nell'Alzheimer, della SOD nella SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia degenerativa e progressiva dell'apparato neurologico e motorio). Il cambiamento della forma di queste proteine porta cioè, a un cambiamento di funzione e alla formazione di aggregati dotati di grande potere di diffusione e conseguente danno cerebrale. Per quanto riguarda le prime due malattie, le conseguenze sono dapprima difetti mnemonici, della sfera cognitiva di riconoscimento e di capacità di attendere a sè stessi (nella demenza) e/o contestualmente (come nel Morbo di Parkinson) dell'alterazione del tono dell'umore con progressiva depressione, per distruzione di aree cerebrali deputate all'accoglimento o smaltimento di ormoni preposti a tale funzione (come la Dopamina).
Gli obbiettivi di questi studiosi sono quelli di percepire precocemente tutti i fattori in grado di attivare queste modifiche di forma.

Da altri campi, in particolare quello della moderna nutraceutica si scopre, per contro, già da qualche anno, che sostanze come Curcuma (pigmento giallo presente nella radice di origine usata come spezia) e Resveratrolo (polifenolo presente in particolare nella buccia degli acini di uva rossa), sono in grado di interferire proprio su alcuni di questi meccanismi:

-la curcuma, per inibizione del meccanismo di produzione di tre tra le più potenti  molecole ad azione infiammatoria e di conseguente danno cellulare (impedisce infatti la trascrizione di Interleuchina 1,2 6, TNF alfa, e NF-kB), e per evitamento del cambiamento di forma della proteina alfa amiloide in beta amiloide che, una volta formatosi si deposita sulle guaine (mieliniche) di rivestimento della cellula neuronale, distruggendone la funzione;
-il Resveratrolo per attivazione invece delle molecole difensive del nostro organismo (attiva l'Interleuchina 10), dei sistemi anti ossidanti e anti proliferativi (angiogenetici) e, addirittura di accensione di "Interruttori della longevità" localizzati a livello del nostro DNA (cosiddetti vita-geni o sirtuine) .

In mancanza di fonti di laboratorio o di sintesi, anche la nostra alimentazione quotidiana, rappresenta una valida fucina di sostanze che ci aiutano in tale senso (per esempio un cucc.ino di curcuma in polvere 3-4 volte alla settimana, "a crudo" in aggiunta a alimenti quali uova, carne, pesce, zuppe) o contribuiscono all'invecchiamento sbagliato (è il caso, per esempio, di una alimentazione troppo ricca in "grassi sbagliati", zuccheri semplici, alimenti sofisticati ricchi in saporificatori, addittivi, conservanti etc).





Curcuma: a seconda delle formulazioni e titolazioni da 300 mg a 600 mg 1-2 x/die (sconsigliata in chi soffre di calcolosi biliare); 
Resveratrolo: a seconda delle formulazioni e titolazioni da 50 a 200 mg /die 
*nella figura del Dr G. Legname, come riportato nell'ultimo numero delle Scienze

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