giovedì 16 marzo 2017

Madagascar: il diario 4



Il sorriso...

Quello che accomuna le giornate,  in questa esperienza umana e lavorativa, e' il sorriso.

Dei bambini che ti rincorrono, in modo allegro e per nulla invasivo mentre cammini attraverso il villaggio, avvolgendoti nella loro allegria inevitabilmente contagiosa, fatta anche di gridolini o di urla giocose risultato del semplice passaggio del medico wasa. O del fatto che tu, inconsapevolmente, hai fatto qualcosa di assolutamente ridicolo ai loro occhi (come per esempio correre sotto lo scroscio improvviso di pioggia, invece di fermarti ed assaporarla sul tuo viso).

Dei ragazzi che in ambulatorio sono i nostri traduttori (dall'italiano o dal francese al malgascio): quando di fronte a una nostra mancanza di comprensione di un sintomo riportato dal paziente o di una mal interpretazione dello stesso, sfoderano risate o sorrisi che nulla hanno a che fare con una presa in giro o con un denigramento, ma solo con una spontanea espressione di incredulità e stupore. Che porta appunto a sorridere con te, e non di te.

Degli anziani che per tutta la durata della visita, nella loro silenziosa sofferenza, rispettosamente ti guardano e ti ascoltano, pur non capendo ancora le tue parole, per poi comprendere ( con l'aiuto del traduttore) la tua spiegazione del loro problema e la cura che gli fornisci. In quel momento, salutandoti e forse con un inchino, ti sorridono anche con la gratitudine del cuore.

Dei pazienti  e dei traduttori che mentre tu cerchi di capire qual'e' il problema, alla semplice domanda: "quante volte? oppure si o no? oppure dove?", impiegano circa mezz'ora ad esprimere il concetto . E nel momento in cui, inevitabilmente gli si rifà la domanda, scoppiano a ridere tra di loro perché, nella loro discussione, convergevano anche discorsi , chiacchiere e pettegolezzi del villaggio (inspiegabilmente inseriti nel contesto di quella domanda così diretta fatta inizialmente ..)

E delle persone che incontri per la strada: di qualsiasi età, uomini o donne, pazienti appena dimessi, o lavoratori del villaggio, e soprattutto bambini. 

Da questi il sorriso, che parte prima dai loro occhi, e poi dalla loro bocca, ti scalda e dissolve all'istante, i tuoi pensieri.

Anche questo porterò a casa. E di questo sicuramente, non mi dimenticherò mai.

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