domenica 2 novembre 2014

Godere-Mangiare-pensare



Quante volte il tempo dedicato al nostro nutrimento, corrisponde 
ad un momento di meritato relax dedicato a noi stessi, tale da farci assaporare veramente e quindi godere del cibo che stiamo introducendo in quel pasto?
Mi è capitato di scorgere durante una mia pausa pranzo, una giovane donna, che tra l'altro riconoscevo come professionista, molto impegnata nel settore della politica e del sociale, intenta anch'essa a consumare il suo pasto.
Era in piedi al bancone di un bar e occupava il tempo  che aveva a disposizione per il suo pranzo, circa 20 minuti, in questo modo:
-addentava con voglia e voracità il goloso tramezzino che aveva in mano
-spiluccava, tra un boccone e un altro, patatine rubate dal cestino del vicino,
-scrutava il proprio smartphone e rispondeva a messaggi o a mails...

Quanti di voi, che leggete questo post, si sono immedesimati in una situazione simile?
oppure in condizioni in cui il pasto, semplice e salutare oppure particolarmente goloso e non proprio "leggero", viene consumato in una "non pausa" pranzo, sulla scrivania davanti al PC che rimane acceso davanti a noi e con cui continuiamo ad interagire? O in una situazione in cui il tempo dedicato al nostro pasto viene condiviso con persone, frequentemente colleghi di lavoro, che durante lo stesso continuano a parlarci dei problemi che ci sono, o a lamentarsi di questa o di quella ingiustizia o pettegolezzo?

  Secondo voi quella persona si è goduta quel pasto e quel momento di pausa?

Paradossalmente, nell'approcciarsi ad un pasto apparentemente molto goloso (per esempio un tramezzino), l'energia utilizzata per assaporarlo (sia dal punto di vista della reazione-piacere mentale- che fisica della digestione), è stata condivisa con la compulsività a cercare altro (le patatine tra un boccone e un altro) senza gustarlo, e la tensione emotiva associata alla attenzione posta sul proprio smarth phone. Sia che questa fosse positiva per la ricezione di un messaggio piacevole, sia che fosse negativa , più probabilmente trattandosi di lavoro, perchè fonte di preoccupazione o quanto meno di pensiero finalizzato alla risoluzione di un problema, questa "tensione" emotiva rappresenta un "dirottamento" dell'energia rivolta, potenzialmente, al godimento di quel pasto.  Più la condizione emotiva in cui si consuma il pasto è associata a ritmi frenetici (di cui quel pasto è solo un intermezzo non ben definito),  o alla continua attenzione rivolta a ciò che ci aspetta dopo il pranzo ("i compiti") o ciò che abbiamo appena svolto, o al fagocitamento in emozioni negative di altri (prontamente gettate su di noi durante la nostra preziosa pausa), più sarà significativa la "distrazione" del nostro sistema cervello Piacere-Digestione-Metabolismo-.
 Il risultato finale sarà tra le seguenti possibilità:
-non ci siamo quasi accorti di aver pranzato, sentendoci quindi insoddisfatti
-non ci siamo saziati
-non abbiamo assecondato il nostro piacere (visivo, olfattivo, degustativo) verso quel pasto con secondaria insoddisfazione
-ci siamo innervositi (nel ricevere una mail che non volevamo leggere o nel sentire un problema o un gossip che non ci interessava ascoltare)
-nelle ore successive ci siamo fatti prendere dai sensi di colpa perchè, forse, abbiamo mangiato male, magari troppi grassi....col risultato di buttare alle ortiche tutto il resto della giornata (per l'aspetto salutare o di aderenza a un qualche stile dietetico salubre), improvvisando una cena con un pasto non corretto.
-avremo la convinzione che, in realtà, "abbiamo mangiato molto poco a pranzo" e quindi ci sentiremo liberi di mangiare molto di più a cena o nella giornata successiva.

Il fatto triste e "pericoloso" soprattutto se questa modalità di consumare il pasto è frequente, è che, oltre a non essere soddisfatti del pranzo e quindi della giornata e di noi stessi, avremmo innescato un fenomeno di "cortocircuito" metabolico-ormonale-metabolico per cui:

-rallentiamo il nostro metabolismo ( e perciò tendiamo a ingrassare o a non dimagrire se siamo nella condizione di doverlo fare)
-non digeriamo bene, sintomatologicamente (con sensazione di pancia gonfia  per esempio, o mal di testa)
-avremo molto precocemente fame o poca lucidità nell'affrontare un problema sul lavoro, o saremo tendenzialmente aggressivi o apatici (avremo cioè risvolti sull'umore).

A prescindere che il tempo a disposizione che dedichiamo a uno dei pasti più importanti della giornata, ossia il pranzo (socialmente più "complicato" da organizzare) sia molto o poco (bastano meno di dieci minuti per assaporare come si deve il pasto), è fondamentale che l'approccio a questo sia scelto e curato. Questi i possibili suggerimenti:

  • avvicinatevi al momento del pasto rallentando un pò (evitando che il pasto sia la coda adrenalinica di quanto affrontato il momento prima)
  • affrontate il pasto pregustandovelo come un momento (anche se di breve durata) tutto per voi, fuori da interferenze di qualsiasi tipo ( persona che parla, pc davanti a voi o altro tablet etc)
  • fate in modo che il pasto, sia questo portato da casa o già pronto, sia colorato e visivamente invitante. Non deve cioè suscitare il pensiero: "oggi sono a dieta, non mi sazierò con questo" ma, all'opposto, soddisfare la sensazione di soddisfazione; per questo, non è indispensabile che il pasto sia troppo grasso o troppo "sbagliato" in termini di alimenti, l'importante è che ci dia la sensazione di un pasto "completo" (non cioè di privazione ma di scelta!) (vedi altri post).
  • fate in modo di iniziare e finire il pasto: se non lo fate, la sensazione di  "non aver mangiato" vi porterà a cedere a qualsiasi tentazione che vi si parerà davanti nelle ore successive o a spiluccare continuamente prima della cena
  • arrivate al pranzo non ancora sazi del (o dei) pasto precedente, ma prima di provare molta fame: questo vi permetterà di digerirlo adeguatamente dandovi l'energia giusta per il resto della giornata, senza alcuni sintomi, ed eviterà l'insorgenza di una fame compulsiva (anche nervosa), difficilmente controllabile.

Curiosità scientifiche:
il cortocircuito ormonale metabolico che si innesta è ben studiato ed è il risultato di un "groviglio" di ormoni che non vengono rilasciati adeguatamente durante questa modalità di consumare il pasto, e di altri invece liberati.
Per esempio, ormoni come la leptina (della sazietà), la serotonina (del piacere e della serenità), dell'ossitocina (dell'appagamento più ampio e del benessere mentale), si scontrano con altri liberati, per esempio, per l'attivazione di aree cerebrali coinvolte nella attenzione posta durante il pasto verso altre sorgenti di stimolo. Questi comprendono: l'adrenalina (ormone dell'aggressività ma anche della azione), il neuropeptide Y (neurotrasmettitore della fame e del rallentamento del metabolismo), il cortisolo (ormone dello stress e del rallentamento del metabolismo), altri ormoni e neurotrasmettitori che incidono sulla peristalsi e sul processo vero e proprio della digestione e del metabolismo (coinvolti per esempio, nella sensazione di avere sempre la pancia gonfia, indipendentemente da ciò che si mangia, o in difficoltà intestinali vere e proprie -sindromi diarroiche- , o a farci ingrassare!).
...per le tradizioni di medicina antica, come quella ayurvedica inoltre, in termini solo apparentemente empirici, che però vengono ben spiegati appunto scientificamente, consumare un pasto come sopra descritto significa produrre "AMA", ovvero tossine metaboliche e mentali che non favoriscono una buona salute e un buon invecchiamento

mangiare in tranquillità, nel tempo necessario, ritagliato alla frenesia quotidiana, e con soddisfazione, è una ricetta per mantenere lo stato di salute, psichica, fisica e metabolica!

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