sabato 30 giugno 2018

il "google map" della salute

Quante volte vi sarà capitato di utilizzare il navigatore del vostro smart phone per raggiungere, a piedi o in macchina, un punto della città prefissato.
Vi incamminate, iniziando a seguire il percorso consigliato, ma più è importante l'appuntamento che vi aspetta, o minore è il tempo a vostra disposizione, più forte sarà la tentazione di fermarvi spesso a chiedere al primo, secondo, terzo passante, se la strada che state percorrendo è quella giusta. Con due risultati:

-perdere tempo prezioso
-incorrere il rischio che la vecchietta smemorata, la ragazza approssimativa, o il signore particolarmente creativo vi dia indicazioni in contrasto l'una con l'altra, o quanto meno non univoche, acuendo la vostra ansia di arrivare e, molto probabilmente, procurandovi del ritardo.


Ora pensate a un problema di salute: tanto più questo è grave o complesso (una malattia tumorale per esempio) quanto più verrà la tentazione di cercare più consulti: la fisiologica fragilità cui si va incontro in situazioni di questo tipo infatti, può portare al senso di insicurezza, paura, incertezza non solo verso se stessi ma anche verso la strada (terapia o luogo dove curarsi) da percorrere.

Ma in questo campo, il rischio di perdere tempo, è un rischio troppo grande da correre.

L'augurio più grande, è quello di avere in mano un ottimo navigatore, batteria a sufficienza e campo di ricezione. Che per la salute vuol dire:

-trovare uno specialista preparato,  affidabile, ed esperto: in un periodo dove i nutrizionisti e i personal trainer chiamano i propri assistiti "pazienti", dove figure non meglio definite si professano "esperti in nutrizione", dove i medici non ascoltano più i propri pazienti e non "si prendono più cura di essi", la scelta della persona a cui rivolgersi è fondamentale. Deve essere ben vagliata all'inizio,  scelta, e conseguentemente presa di riferimento come persona a cui affidarsi, sempre con spirito critico ma con fiducia (sarà un atto che aiuterà se stessi a demandare ansie, paure, incertezze, che allontano il processo di guarigione: al pari di un bambino che si affida a un genitore, responsabile non solo di risolvere lui, il problema, ma anche di sgravare la componente emotiva del bambino, che risulterebbe essere solo nociva). 

-iniziare il percorso di recupero della salute il prima possibile, scegliendo non solo la cura "sentita affine a sè stessi", ma soprattutto quella più "accreditata" per quel problema. Nell'ambito delle medicine naturali per esempio, la disponibilità di tipologie di terapie e di approcci, può portare il soggetto ad allontanarsi dalle priorità esistenti, a volte per un concetto aprioristico di negazione di una qualche terapia "ufficiale". Il rischio gravissimo è di intraprendere una strada che può non essere sbagliata di per sè, ma in quanto non associata a un approccio terapeutico integrato e, quasi sempre, imprescindibile, allontanando così il momento della guarigione, o addirittura, fuorviando l'interpretazione diagnostica.

-avere fiducia nel proprio corpo: affidarsi a una terapia è importante, qualsiasi essa sia, ma contribuire con le proprie risorse alla guarigione è indispensabile. Questo vale sia che ci si affidi in modo esclusivo (e esclusivamente per quelle patologie che lo rendono possibile) a una terapia naturale, sia che ci si affidi a un farmaco più o meno importante, "potenzialmente tossico" e probabilmente imprescindibile come un antibiotico, o un chemioterapico: solo la fiducia riposta sia nell'accogliere tale farmaco come "molto importante e necessario per il nostro recupero", che , contestualmente, nelle proprie risorse, libere dal senso di paura, di incertezza e di dubbi, farà in modo che avvenga una sinergia di azione efficace nel processo di guarigione. Altrimenti ostacolato sia dal potere (in questo caso di contrasto) della nostra mente sul nostro corpo e su qualsiasi strumento terapeutico, sia dal perpetuarsi di scelte intempestive, di sospensioni di terapia non giustificate, di cambio di rotta, di ascolto di pareri diversi per la necessità di assecondare più uno stato ansioso che una vera e propria conferma  di professionalità di chi ci sta seguendo. 

Comportando di fatto, un allungamento del tempo di raggiungimento del nostro obiettivo. 

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