Com'è possibile che se apro la pagina fb in meno di dieci secondi mi arriva il messaggio de:
lo zucchero come il veleno;
la forma perfetta per sempre;
mangiare bene , poca carne , e senza godimento per sconfiggere il cancro;
fitness-perfect-wonderful body...come raggiungerlo;
il decalogo di quello che ci fa ingrassare e cosa NON SI DEVE fare;
cosa DEVI fare per "vivere bene".
..ma dove sono i "ciccioni" felici, sorridenti e con la gioia contagiosa nel cuore (con tutto il sincero rispetto per il termine)?
...ma dove è finito il rispetto per ciò che uno/a prova veramente, ciò che desidera, ciò che è o non è nel suo, individuale e soggettivo, EQUILIBRIO?
...e la percezione che l'aspetto esterno può essere non il frutto di una voluta e "colpevole" scelta alimentare, ma invece, il risultato di un disagio più profondo a volte, di una necessità di rannicchiarsi in una protezione, un involucro, una gabbia, che anche se di sovrappeso, rappresenta, per quella persona, la sola possibilità di "resistere" alla vita senza ammalarsi?
...come se una costante privazione, una percezione di costante sacrificio, o un costante sentore di obbligo (DEVI o NON DEVI) fare, non fossero invece in grado di scatenare esattamente il contrario, per effetto di bastian contrario?
....come se non esistesse l'individualità dei piaceri della vita: la sportività di alcuni oppure l'amore per la sola coccola dell'intelletto (un buon libro e una buona cultura) di altri.
come se tutti per forza non solo DOVESSIMO essere uguali, ma anche OBBLIGATI a farlo:
nelle scelte dello stile di vita (quante volte mangiare, cosa mangiare indistintamente, quale attività fisica fare e quante volte al giorno, quali pensieri fare, quante volte fare l'amore, come emozionarsi).
Come se, l'essere LIBERI, spontanei e RISPETTOSI delle proprie esigenze, non contasse nulla. Per la salute.
Come se l'importanza del sentire un esigenza profonda, come quella dell'amare o non amare, del rispettare veramente un proprio desiderio, spazzando conflitti interiori, rinunce, tristezze continue e angosce, o percezioni di rassegnazione e ineluttabilità, non contassero di più, a volte, dell'essere sovrappeso, del mangiare uno zucchero o una cosa sbagliata. O del non fare quello che gli altri ti dicono che DEVI e che è GIUSTO fare.
Come se la salute tutta, quella vera, quella priva di malattia, non dipendesse e forse come fattore primario, dall'essere SEMPLICEMENTE FELICI. E LIBERI.
DI SENTIRE E ASCOLTARE QUELLO CHE VERAMENTE TI FA STAR BENE O MALE; DI SCEGLIERE LA PERSONA (PARTNER O AMICO) CHE VERAMENTE DI FA STAR BENE E LASCIARE NELLA SUA POCHEZZA, probabilmente, DI SPIRITO, QUELLA CHE TI FA STAR MALE; DI MEDITARE E ESSERE FELICE ANCHE SOLO DELLA LUCE DI UN TRAMONTO O DEL PROFUMO DEL MATTINO, O DI UN PASTO, ANCHE SE FATTO DI PATATINE E PIZZA, CONDIVISO CON LE PERSONE A CUI VUOI BENE E CHE TI VOGLIONO BENE, IN UNA SERATA IN CUI HAI SORRISO, CANTATO, BALLATO.
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