L'altro giorno, sfogliando uno dei più noti e letti quotidiani di informazione del panorama italiano, ho visto ( era impossibile non farlo) che ben tre pagine erano dedicate al tema dell' ALIMENTAZIONE: una per un qualche argomento più o meno specifico di ciò che è giusto o ciò che è sbagliato in nutrizione, un altra per una sfilza di ricette più o meno facili e appetitose, una terza per qualche novità' in termini di prodigioso presidio medico con sicuri effetti dimagranti.
Poi la sera, in un raro momento di "defaticamento" per mezzo di pigrissimo"TV watching" incappo non, nel ormai conosciuto ed "edibile" per il potenziale Chef che è nascosto in ognuno di noi, programma di sfide culinarie all'ultima forchetta o parolaccia del giudice, insoddisfatto della prestazione o impegno di un concorrente, ma in un altro pseudo reality denoaltri, di ambiziosi pasticceri in lotta intestina reciproca per chi produce il più perfetto, quasi finto, dolce della serata.
Come se l'essenza della vita fosse il cibo...............
Peccato che, probabilmente, il cibo e' davvero l'essenza della vita. Ma non solo nel significato di un istinto primordiale da soddisfare ( per taluni) , che sia perciò fonte di soddisfazione prima di tutto mentale -emotiva e contestualmente di energia giusta. Ma anche come strumento di mantenimento dello stato di salute e quindi di prevenzione.
Peccato che il "divorare" un gran numero di queste trasmissioni, soprattutto nei momenti sbagliati (dopo cena per esempio), possa essere di stimolo quasi compulsivo a, una volta arrivata la pausa pubblicitaria, scendere al piano di sotto per prendersi un biscotto ( che di solito non basta) o uno snack salato, o comunque particolarmente goloso. ..come se.....il cervello limbico ( quello del piacere, quello primordiale) accogliesse il messaggio più o meno nascosto di....cedere alla tentazione, e quindi mangiare ( fuori orario).
Peccato che, in almeno uno di questi storici programmi, uno dei giudici protagonisti , americano ( il cui nome inizia con J e il cui cognome inizia con B) non sia solo imprenditore di se' stesso e grande chef, ma anche attento investitore sulla propria salute con la scelta di una "cucina" non ..."all'ingrasso", ma ricercata, e qualitativamente studiata. E soprattutto sia un ottimo sportivo!
Allora, la domanda che mi è sorta spontanea, e': perché non utilizzare questo meraviglioso mezzo di informazione per dare la ...giusta informazione?
Invece di programmi che inevitabilmente fanno venir fame guardandoli, invece che pubblicità di indicazione di un tipo di olio di semi ( sicuramente sbagliato e approssimativo) da usare per abbassare un valore di colesterolo teoricamente non accettabile ( peccato che in questo valore non venga minimamente accennato al fatto che "il colesterolo" non ha un valore in senso assoluto, ma relativo al suo rapporto tra colesterolo "buono " -HDL-e "cattivo"-LDL-, e che abbassarlo in modo indistinto, porta a paradossali problemi di aumento del rischio di malattia cardiaca, vascolare e aterosclerotica, ormonale etc), invece di tutto questo, perché non si da' un imput su quanto sia facile in realtà goder veramente del piacere di un pasto, senza che questo diventi invece dipendenza o condizionamento? Oppure di come sia quotidianamente fattibile scegliere una alimentazione che sia anti cancro, anti infiammazioni articolari, o " semplicemente" anti obesità o problemi immunitari?
..basterebbe poco. Messaggi semplici che arrivino in modo pratico alla gente curiosa. La stessa che guarda quei programmi. E basterebbe che i medici per primi, come altri specialisti del settore salute, dessero il buon esempio, magari studiando un pochino e capendo che, quando si parla di "nutraceutica e nutrigenomica" non si parla di filosofia o di una moda per scienziati annoiati, ma si parla della nuova arma ( il cibo) a disposizione di tutti, di terapia, di prevenzione e, addirittura, di stimolo sul nostro Dna ( ovvero "epigenetico") .
E' per questo motivo che, di ritorno da un stancantissimo viaggio dalla parte opposta dell'Italia rispetto a dove vivo io, fatto per tenere una lezione di Nutrizione integrata, non posso che essere felice.
E ringraziare tutti i colleghi e professionisti del settore, che continuano a mettersi in discussione e a studiare.
Forse perché l'evoluzione, individuale e nel rapporto con il paziente che abbiamo davanti, passa anche per questa via.
Poi la sera, in un raro momento di "defaticamento" per mezzo di pigrissimo"TV watching" incappo non, nel ormai conosciuto ed "edibile" per il potenziale Chef che è nascosto in ognuno di noi, programma di sfide culinarie all'ultima forchetta o parolaccia del giudice, insoddisfatto della prestazione o impegno di un concorrente, ma in un altro pseudo reality denoaltri, di ambiziosi pasticceri in lotta intestina reciproca per chi produce il più perfetto, quasi finto, dolce della serata.
Come se l'essenza della vita fosse il cibo...............
Peccato che, probabilmente, il cibo e' davvero l'essenza della vita. Ma non solo nel significato di un istinto primordiale da soddisfare ( per taluni) , che sia perciò fonte di soddisfazione prima di tutto mentale -emotiva e contestualmente di energia giusta. Ma anche come strumento di mantenimento dello stato di salute e quindi di prevenzione.
Peccato che il "divorare" un gran numero di queste trasmissioni, soprattutto nei momenti sbagliati (dopo cena per esempio), possa essere di stimolo quasi compulsivo a, una volta arrivata la pausa pubblicitaria, scendere al piano di sotto per prendersi un biscotto ( che di solito non basta) o uno snack salato, o comunque particolarmente goloso. ..come se.....il cervello limbico ( quello del piacere, quello primordiale) accogliesse il messaggio più o meno nascosto di....cedere alla tentazione, e quindi mangiare ( fuori orario).
Peccato che, in almeno uno di questi storici programmi, uno dei giudici protagonisti , americano ( il cui nome inizia con J e il cui cognome inizia con B) non sia solo imprenditore di se' stesso e grande chef, ma anche attento investitore sulla propria salute con la scelta di una "cucina" non ..."all'ingrasso", ma ricercata, e qualitativamente studiata. E soprattutto sia un ottimo sportivo!
Allora, la domanda che mi è sorta spontanea, e': perché non utilizzare questo meraviglioso mezzo di informazione per dare la ...giusta informazione?
Invece di programmi che inevitabilmente fanno venir fame guardandoli, invece che pubblicità di indicazione di un tipo di olio di semi ( sicuramente sbagliato e approssimativo) da usare per abbassare un valore di colesterolo teoricamente non accettabile ( peccato che in questo valore non venga minimamente accennato al fatto che "il colesterolo" non ha un valore in senso assoluto, ma relativo al suo rapporto tra colesterolo "buono " -HDL-e "cattivo"-LDL-, e che abbassarlo in modo indistinto, porta a paradossali problemi di aumento del rischio di malattia cardiaca, vascolare e aterosclerotica, ormonale etc), invece di tutto questo, perché non si da' un imput su quanto sia facile in realtà goder veramente del piacere di un pasto, senza che questo diventi invece dipendenza o condizionamento? Oppure di come sia quotidianamente fattibile scegliere una alimentazione che sia anti cancro, anti infiammazioni articolari, o " semplicemente" anti obesità o problemi immunitari?
..basterebbe poco. Messaggi semplici che arrivino in modo pratico alla gente curiosa. La stessa che guarda quei programmi. E basterebbe che i medici per primi, come altri specialisti del settore salute, dessero il buon esempio, magari studiando un pochino e capendo che, quando si parla di "nutraceutica e nutrigenomica" non si parla di filosofia o di una moda per scienziati annoiati, ma si parla della nuova arma ( il cibo) a disposizione di tutti, di terapia, di prevenzione e, addirittura, di stimolo sul nostro Dna ( ovvero "epigenetico") .
E' per questo motivo che, di ritorno da un stancantissimo viaggio dalla parte opposta dell'Italia rispetto a dove vivo io, fatto per tenere una lezione di Nutrizione integrata, non posso che essere felice.
E ringraziare tutti i colleghi e professionisti del settore, che continuano a mettersi in discussione e a studiare.
Forse perché l'evoluzione, individuale e nel rapporto con il paziente che abbiamo davanti, passa anche per questa via.
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