Nell'equitazione, che più che uno sport forse è da considerarsi una "educazione alla vita", c'è un aspetto imprescindibile: il rapporto che si instaura tra cavallo e cavaliere (o amazzone) di rispetto reciproco, di "timoroso abbandono", di rilassata attenzione e di dolce comando.
E' un allenamento continuo, a non aver paura, ad affidarsi con fiducia, in una conoscenza continua dell'altro, dei suoi bisogni, dei suoi difetti, e delle sue debolezze, pur mantenendo il proprio carattere.
Non può essere insicura la mano che conduce un cieco, così come non può essere indecisa, nè aggressiva, la mano che guida il cavallo.
E nel momento in cui il cavaliere capisce il giusto mix tra determinazione e dolcezza, nel condurre quelle redini, e fiducia in chi ti sta portando, il risultato è un qualcosa che va al di là della semplice ragione; del semplice giusto o sbagliato. E' un emozione viscerale che più riporta all'istinto di libertà, di seguire ciò che veramente senti e provi, anche affidandoti, per un momento, a qualcuno, che ti saprà per questo ricompensare.
Nel salto a ostacoli, quando ti avvicini alla traiettoria del salto, devi concentrarti per prepararla bene, senza paura ma con la attenta rilassatezza, arrivando in direzione dello stesso già pronta, per "
lanciare il cuore oltre l'ostacolo'" e
superarlo. Quando hai l'ostacolo davanti cioè, devi guardare oltre, affrontandolo così senza paura, ma con la consapevolezza di esserci arrivata preparata, e pronta per quello dopo.
Una volta saltato, non puoi soffermarti a pensare se ciò che hai appena fatto è andato bene o se e cosa hai sbagliato: perchè hai un altro salto subito dopo da fare, e per il quale ti devi preparare, solo a mente lucida, e con tranquillità.
Nè tantomeno all'inizio del percorso, puoi permetterti di angosciarti o andare in ansia pensando a tutto quello che ti aspetta, ma solo impegnarti al massimo per fare bene e tranquillamente, un ostacolo alla volta.
Questi sopra sono tre insegnamenti alla vita che possono esserci utili nella nostra quotidianità:
- quando ci prepariamo a un esame, a una presentazione di lavoro importante, o a una sfida nella vita, l'impegno che dovremo mettere è nel preparare quel momento, con dedizione, correttezza e rispetto e fiducia nel lavoro fatto, in modo da arrivare al momento rilassatati, trovando inevitabilmente tutta l'energia e la lucidità mentale che ci permetterà di fare al meglio, quella sfida, godendo del momento ( e senza l'ansia e l'insicurezza che ci porterebbe solo al rischio di sbagliare o di rendere poco rispetto alla nostra preparazione)
- nei fatti di lavoro, sicuramente guardare a mente fredda (una volta "finito il percorso") a quanto appena svolto, ci permetterà di accumulare esperienza e imparare dai possibili errori. Ma sia in questo campo che, sicuramente nell'ambito affettivo, una volta passato un evento deludente o rattristante o comunque fonte di sofferenza, sarebbe bello guardare a ciò che deve ancora arrivare, preparandosi a questo (in tal caso con il cuore aperto e non condizionato), senza rimanere zavorrati al passato. Che può rappresentare una sorta di "freno a mano tirato" per il nostro atteggiamento ad accogliere tutto quello che la vita ha ancora da darci, sottraendoci così anche la energia disponibile (magari poca) per affrontarlo.
- all'inizio di una giornata pazzesca di lavoro, o di una settimana allucinante, o di un mese che sembra che il mondo si sia accanito su di noi dimenticandosi che abbiamo anche il diritto di respirare ogni tanto, l'importante è organizzarsi. La necessità è quella di ottimizzare le energie, in modo da arrivare, e al meglio, alla fine della giornata, della settimana o del mese. Avendo svolto tutti i compiti (gli ostacoli del percorso ) uno alla volta, e solo dopo aver pianificato e memorizzato tutto il percorso, permettendoci così di concentrarci su ciò che stiamo facendo, dando una scaletta di priorità, e non pensando a quello che dobbiamo ancora fare (che ci toglierebbe solo concentrazione, capacità di svolgere al meglio il compito, creandoci ansia e insicurezza). In questo modo, la possibilità di riuscire a tenere duro, ma con la giusta concentrazione ( e quindi massima resa), vedendo anche la prospettiva della...fine dei lavori, ci permetterà di arrivare a fine giornata settimana o mese, stanchi ma soddisfatti, pronti ad accogliere il meritato riposo. Per poi ripartire. Quante volte invece di fronte a tante cose da fare, reali, o frutto della nostra già presente ansia, perchè non necessarie o prioritarie (nell'organizzazione famigliare o sul lavoro), andiamo letteralmente nel pallone pensando di dover o voler farle tutte insieme (per una sorta di effetto illusorio di buona coscienza). Conseguendo il risultato che a fine giornata non abbiamo concluso nulla e siamo privi di energia, demoralizzati o innervositi perchè non soddisfatti, o già in un meccanismo di ansia attivato per cui sarà ancora più difficile essere lucidi il giorno dopo (continuando così questo meccanismo vizioso deleterio e dispersivo di energia, soddisfazione e autostima, perchè incapaci, nel momento giusto, di rispettare veramente le priorità e perseguirle, una alla volta).
nel prossimo post :le piante adattogene, capaci di sostenerci nell'impegno della giornata o del mese, e i fitoterapici efficaci nelle espressioni sintomatologiche di ansia o depressione