Stress e DNA
Se
mettiamo due gemelli omozigoti, ossia geneticamente identici, in condizioni
“ambientali” (intendendo l’ambiente come tutto ciò che è esterno al nostro DNA)
diverse, l’espressione individuale a sviluppare una malattia, sia essa fisica,
psicologica, ormonale, del sistema immunitario o di quello metabolico, sarà
diversa. Ovvero su una base genetica identica, anche questi soggetti si
comporteranno in modo diverso, ammalandosi precocemente o, per contro, vivendo
un buon (e sano) invecchiamento.
Sono gli effetti “epi (attorno) genetici (al
Dna)” dello stile di vita sul nostro
Se
mettiamo due gemelli omozigoti, ossia geneticamente identici, in condizioni
“ambientali” (intendendo l’ambiente come tutto ciò che è esterno al nostro DNA)
diverse, l’espressione individuale a sviluppare una malattia, sia essa fisica,
psicologica, ormonale, del sistema immunitario o di quello metabolico, sarà
diversa. Ovvero su una base genetica identica, anche questi soggetti si
comporteranno in modo diverso, ammalandosi precocemente o, per contro, vivendo
un buon (e sano) invecchiamento.
Sono gli effetti “epi (attorno) genetici (al Dna)” dello
stile di vita sul nostro genoma: alla nascita, assieme a caratteristiche
specifiche che ci definiscono per colore della pelle, altezza, costituzione
morfo-psicologica e ormonale di base, sulla catena a doppia elica di Watsoniana
definizione (secondo la sequenza
aminoacidica di base: A-A-G-A-A-T-A-T-A), sono presenti anche sequenze di geni
che si comportano come veri e propri interruttori. A seconda di come
viviamo, come mangiamo, come ci preoccupiamo, come ci soddisfiamo, come ci
muoviamo (ovvero di come ci stressiamo o compensiamo), questi
interruttori rimarranno quiescenti per tutta la vita o si accenderanno,
sviluppando la malattia per cui eravamo (solo) predisposti, o facendoci invecchiare
(male) precocemente: sono i cosiddetti polimorfismi
genetici, ossia alterazioni frequenti (>1%) nella popolazione umana, di
piccole parti del genoma non tali da essere incompatibili con la vita, ma che
ne definiscono l’evoluzione.
Questo
è ciò che accade in malattie come:
-il diabete mellito dell’adulto
-la sclerosi multipla
- la
celiachia
-alcune degenerazioni
neoplastiche
-alcune reazioni avverse a farmaci
-le malattie autoimmuni
Vediamo
nello specifico i disequilibri di una ghiandola estremamente sensibile allo
stress: la tiroide
Stanchezza,
alterazione del sonno notturno, alterazione del peso corporeo o della
percezione di calore, ritenzione idrica, dolori muscolari, alterazioni del
ciclo mestruale e dell’ovulazione nella donna, e della libido nell’uomo, sono alcuni
segni di possibile alterazione (funzionale o già organica) della tiroide.
La
Medicina Integrata o Funzionale ha forse, come principale vantaggio, quello di
distinguere tempestivamente, riconoscendolo e affrontandolo, un quadro sintomatologico
“funzionale” (ossia di soli sintomi senza la malattia) da un quadro “organico”
(di già avvenuto danno cellulare o tissutale).
La tiroide è uno degli organi (nella sfera
endocrinologica) che più si prestano a essere ben (o mal) interpretati nel momento di pre-malattia e di “semplice”
disfunzione, e perciò degna di protezione.
Potendosi
considerare come “termostato dello stress” infatti, e svolgendo un importante ruolo nel controllo del
metabolismo basale (e quindi della capacità ad ingrassare o a dimagrire), dell’attività
cardiaca (frequenza cardiaca e consumo di ossigeno), della attività cerebrale
(lucidità mentale e capacità cognitive, consumo di energia e produzione di
radicali liberi, anche a questo livello), e della funzionalità intestinale
(stitichezza o regolarità), della stimolazione genetica cellulare (di
riparazione o meno), del metabolismo dei grassi e del colesterolo, la tiroide
è uno degli organi che per definizione rispondono
fisiologicamente, agli stimoli stressanti ambientali, adeguandosi continuamente.
E’
così che situazioni fisiologiche come per esempio la gravidanza e epoche
ormonali specifiche della vita (come la menopausa), rappresentano fattori che richiedono un adattamento della funzionalità
tiroidea, in modo da supportare la
maggior richiesta da parte dell’organismo, e evitarne lo
scompenso (fisico, psichico, sessuale, metabolico etc). Come pure situazioni
meno fisiologiche come eventi stressanti fisici (sforzi intensi da traslochi,
attività fisiche non compensate), dietetici (alimentazioni iperproteiche
prolungate), metabolici (anemia da causa diverse). Questo nobile organo però, come tutti gli organi endocrini, non solo
non lavora da solo, ma è continuamente modulato dalla centralina di controllo,
che è l’ipofisi (feed-back endocrino).
Tutti i fattori conosciuti per
essere “stressanti”,
lo sono anche per il loro impatto sulla tiroide:
-fattori alimentari (comprendenti sostanze presenti, a nostra
insaputa nel cibo che, comportandosi da “interferenti
endocrini”, possono modularne la funzione: alcuni
conservanti e addittivi, alcuni metalli pesanti, l’eccesso
di calcio introdotto col cibo, le crucifere, la soia) o squilibri dietetici
-fattori immunitari virali o
aspecifici
-fattori psico emotivi
-abitudini di vita non equilibrate (strapazzi fisici, privazioni del sonno per esempio)
L’azione
di questi è mediata principalmente dal ruolo di ormoni o citochine che, come
conseguenza diretta o indiretta di stress fisco o psichico o ossidoriduttivo o
da agenti batterici o virali, influenzano la tiroide risvegliando potenzialmente, in alcuni soggetti, la predisposizione alla malattia, attraverso la via
denominatrice comune di innesco del danno d’organo,
ossia l’infiammazione:
- il CORTISOLO: a dosi
fisiologiche, ne modula la
funzione, favorendo la conversione dell’ormone prodotto l’fT4
nella sua parte attiva, l’fT3. Se in eccesso, può portare a un
iniziale incremento della attività tiroidea (ipertiroidismo reattivo) e
secondario calo della produzione di ormoni o della loro efficacia, per
incremento di produzione dell’ormone attivo fT3 e conseguente
saturazione dei recettori verso lo stesso (che risulta pertanto
inefficace); oppure per soppressione pituitaria con secondaria riduzione
del TSH e conseguente ipotiroidismo reattivo.
- La LEPTINA: prodotto principalmente
dal tessuto grasso nel post prandiale (ma anche in momenti fisiologici
come il SONNO), rappresenta il maggior fattore di conversione epatica
dell’ormone
fT4 (inattivo) in ormone fT3 (attivo).
- Gli ESTROGENI: sono degli antagonisti
naturali della tiroide, associandosi a una maggior messa in circolo della
globulina legante gli ormoni tiroidei (TBHG), rendendoli inefficaci.
Possono aumentare “fisiologicamente”
in certe epoche di vita (per esempio in gravidanza, o talora nell’endocrinosenescenza
e in menopausa, per un non compensato maggior calo dell’ormone
sessuale che li affianca, ossia il PROGESTERONE, e conseguente effetto di“Estrogeno
dominanza”) ; o per una azione indiretta di calo
del progesterone da minor produzione secondaria a ipercortisolemia (e
conseguente “furto
del pregnenolone”, ormone capostipite degli ormoni
sessuali); o per effetto di farmaci (estroprogestinici) o alimenti (per
esempio i derivati della soia)
- PROLATTINA: secondo ormone dello stress per
eccellenza, ha una azione di soppressione del TSH (in situazioni di stress
prolungato, ma anche di patologia ovarica, o interazione farmacologica, o
adenoma ipofisario). Esso stesso viene alterato conseguentemente a
modifiche della funzionalità tiroidea.
- MELATONINA, DHEA , GH (ormone della crescita) e Testosterone invece stimolano la
funzione della ghiandola
- Fatti virali o batterici
La possibile conseguenza sarà:
- Una
resistenza adeguata con mantenimento dell’equilibrio,
- La malattia
degenerativa o infiammatoria cronica (come per esempio la tiroidite di
Hashimoto, infiammazione provocata da una attivazione anomala del sistema
immunitario che non riconosce più come proprie le cellule della tiroide,
attaccandole, con conseguente ipofunzionalità della ghiandola) ,
- L’infiammazione
acuta (come la tiroidite di De Quervain, infiammazione transitoria da
causa virale o batterica, che può sfociare in una iniziale iperattività
del sistema tiroideo e che può risolversi spontaneamente o evolvere).
Saper interpretare e affrontare
bene questi momenti di“reazione
tiroidea allo stressӏ
indispensabile non solo per prevenire l’evoluzione in malattia vera e propria
in soggetti predisposti, ma anche per non creare danni causati da una
intempestiva e superficiale scelta terapeutica sostitutiva:
“semplici” alterazioni del TSH, senza
modifiche dell’Ft3, Ft4, sono
segni di questo impegno ancora funzionale della tiroide (l’Ipotiroidismo sub clinico): da supportare e non da sostituire.
Alcuni fondamentali aiuti per questo sostentamento funzionale sono:
-correzione di eventuali squilibri metabolici (come l’anemia)
-adeguato riposo
-equilibrio emozionale (anche con l’aiuto di fito e floriterapici)
-diete bilanciate
-compensi antiossidanti in sforzi fisici prolungati: per esempio
lo zinco
-nutraceutici indispensabili (coadiuvanti) la produzione ormonale
come il selenio, e le alghe: Dulse, Spirulina,Wakame, Nori, Kombu (tra le altre
proprietà, fonti naturali di iodio)
-introduzione periodica di verdure e
alimenti contenenti Ac. Fitico e Ossalico che bloccano il
Calcio in eccesso (da una alimentazione per esempio troppo ricca in latte e
latticini) sono gradite per favorire la tiroide: Rabarbaro, Spinaci,
Bietole, Cereali integrali, Legumi
-aiuto d’organo sia
tiroideo che di sostegno e drenaggio epatico (dove gli ormoni vengono
attivati): fitoterapici,
omotossicologici e omeopatici